Da mesi abbiamo avviato un percorso di mobilitazione in UniBa contro l’integrazione del nostro ateneo nella filiera bellica e nel sistema di apartheid israeliano. Volendo rompere la complicità tra l’università e il mondo della guerra e dell’oppressione militare, abbiamo fatto pressione sul Senato Accademico chiedendo la cancellazione di tutti quei progetti e quegli accordi che legano UniBa
al comparto bellico: dai progetti di ricerca con la rete industriale bellica pugliese e nazionale agli accordi con la Marina Militare e la NATO, fino alle relazione con gli atenei israeliani.
Il 7 marzo abbiamo avuto uno storico confronto pubblico con il rettore di UniBa Bronzini, che, mentre contestavamo tutti i progetti e gli accordi dell’ateneo con le aziende e gli organismi della guerra, non ha potuto non riconoscere la complicità del nostro ateneo con la filiera della guerra. Il confronto si è concluso con le dichiarazioni del rettore Bronzini di volersi dimettere dal Comitato Scientifico della Fondazione Med-Or (think tank fondato da Leonardo Spa, di cui parleremo più avanti approfonditamente) e di essere pronto a ridiscutere gli accordi che UniBa ha con la filiera della guerra. Le dichiarazioni di Bronzini sono state un importante punto di svolta nel percorso di boicottaggio accademico a Bari, dimostrando che la mobilitazione e la lotta organizzata degli studenti pagano. Ma rappresentano un punto di svolta anche dal punto di vista nazionale, visto che per la prima volta si mettono seriamente in discussione i legami tra università e guerra. Dopo un paio di settimane dopo il 7 marzo , a Torino, gli studenti in lotta hanno ottenuto un’altra importante vittoria: dopo aver interrotto il Senato Accademico di UniTo, hanno ottenuto che l’università non partecipasse al bando indetto dal Ministero degli Esteri per la collaborazione Italia-Israele.
All’interno del nostro percorso di lotta a Bari, abbiamo deciso di raccogliere in questo dossier tutti i progetti e gli accordi che l’UniBa ha con la filiera della guerra, per portare definitivamente alla luce il coinvolgimento dell’ateneo che frequentiamo tutti i giorni e di cui siamo direttamente coinvolti come studenti nei processi di tendenza alla guerra che stanno coinvolgendo tutto l’occidente.